domenica 30 gennaio 2011

Il borgo marino set nel 2006
( come nel 1967)
SABINA GUZZANTI A SU PALLOSU
il film le Ragioni dell'Aragosta


Di Gilberto Linzas e Andrea Atzori

Su Pallosu non lascia certo indifferente chi, consapevolmente o per caso, vi giunge.
Il piccolo borgo marino che sembra immerso in un’altra dimensione, ha affascinato e “stregato” molti artisti e personaggi della cultura che ormai da parecchi anni lo frequentano con regolarità, traendone ispirazione.


Anche Sabina Guzzanti, graffiante e impegnata attrice-regista-imitatrice, (Biografia su http://www.sabinaguzzanti.it/biografia/ ) nei primi anni 2000, ha avuto l’opportunità di conoscere e apprezzare Su Pallosu (“un posto che sta alla fine del mondo, dopo c’è il nulla”, dirà) e alcuni suoi personaggi “storici”, come Geppetto il corallaro, uomo saggio e grande affabulatore (del quale abbiamo parlato su questo Blog). Un legame nato grazie all'amico, Stefano Benni (in basso nella foto proprio a Su Pallosu) lo scrittore che qui ha trascorso lunghi periodi d'ispirazione e vacanza.



E proprio qui la Guzzanti -conosciutissima (fra l'altro) per le sue formidabili e riuscite imitazioni di Berlusconi e D'Alema-, nella casa e nell’officina di Geppetto, ha deciso di ambientare il suo film “Le ragioni dell’aragosta”, il cui titolo iniziale avrebbe dovuto contenere – così pare - il nome di “Su Pallosu”.


Le riprese del film sono iniziate pochi mesi dopo la scomparsa di Geppetto (ndr corallaro e uno dei personaggi storici di Su Pallosu), avvenuta a marzo del 2006. Dopo alcuni sopralluoghi effettuati a settembre (direttamente da Sabina Guzzanti accompagnata da pochi collaboratori), la troupe e il cast sono arrivati ai primi di ottobre occupando parecchie stanze dell’hotel e alcune case private prese in affitto.

(Scatto realizzato presso l'Officina di Geppetto a Su Pallosu)
Si è creato subito un clima da “rimpatriata” tra vecchi amici, ossia buona parte dei componenti del gruppo di “Avanzi”, il programma satirico cult televisivo degli anni 90’: Pier Francesco Loche, Antonello Fassari, Cinzia Leone, Francesca Reggiani, Stefano Masciarelli.
(Foto tratte dal blog di Sabina Guzzanti nel 2007.)
Il film è una sorta di documentario-reality - falso, ma anche vero - divertente e a tratti commovente per la sincerità dei protagonisti che mostrano le proprie fragilità; un film che racconta l’Italia di oggi. E’ la storia del gruppo di “Avanzi” che si ritrova dopo quindici anni a Su Pallosu, luogo isolato e “fuori dal mondo”, dove si è rifugiato in esilio Pier Francesco Loche. Qui decidono di mettere su uno spettacolo a sostegno dei pescatori di aragoste e tra loro c'è anche Gianni Usai, ex operaio alla Fiat ed ex sindacalista la cui presenza genera un entusiasmo; i dubbi e le incertezze, tuttavia, sembrano pian piano prendere il sopravvento prima dello spettacolo, finché non saliranno sul palcoscenico.
Hanno partecipato al film, oltre che Gianni Usai, diversi pescatori facenti parte della “Cooperativa Pescatori Su Pallosu” (tra questi Mario Fanari) che intervengono soprattutto nelle riprese iniziali intervistati sui problemi della pesca.
Durante la permanenza a Su Pallosu l’hotel e la casa di Geppetto sono stati i punti di riferimento degli attori e della troupe, con grandi cene conviviali piacevoli e divertenti, dove non mancava mai la vernaccia e il “filu ferru” forniti generosamente dagli amici sardi.
Le riprese sono durate poco meno di un mese (sono terminate il 30 ottobre 2006).
Il film è stato presentato alla Mostra di Venezia 2007 alle “Giornate degli autori” riscuotendo un indiscutibile successo di critica e di pubblico.

(Il trailer del film girato a Su Pallosu presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, 30 agosto-8 settembre 2007).)
Un aneddoto divertente è stato raccontato da Pier Francesco Loche (nella foto qui sopra all'Hotel Su Pallosu) sull’Unione Sarda:
«Dovevo girare una scena breve, pochi secondi, estirpare dalla strada sterpaglie. La macchina da presa era lontana, io non ho sentito lo stop, e imperterrito ho continuato a tirar via erbacce. Gli altri parlavano, preparavano altre scene, nessuno mi diceva niente e io per alcuni minuti ho proseguito diligente chiedendomi ma che razza di sequenza sarà? Credo di aver disboscato mezzo Sinis: mi chiederanno i danni?».

La scelta di utilizzare Su Pallosu come “location” per girare un film non è stata la prima volta in assoluto.Come abbiamo già visto in questo blog

http://supallosu.blogspot.com/2010/10/esclusivo-la-storia-del-borgo-marino-il.html Su Pallosu era infatti già stato set per un film, nel lontano 1967 (quella volta si trattava di un western). Ciò dimostra come evidentemente il piccolo borgo marino ed il Sinis in genere abbiano tutte le carte in regola per divenire uno straordinario set a cielo aperto ed attrarre nuove produzioni cinematografiche; il film “Le ragioni dell’aragosta” è stata senza dubbio un’importantissima occasione di promozione turistica.Occasione che non è stata colta e sfruttata adeguatamente dalle amministrazioni locali come veicolo di promozione del territorio.
(Le Foto qui pubblicate sono state scattate tutte a Su Pallosu presso l'Hotel, la casa e l'officina di Geppetto nelle pause della realizzazione della pellicola).

martedì 25 gennaio 2011

Esclusiva/
Su Pallosu in poesia
NOSTALGICHE ESTATI


di Almina Madau Carta

Granelli di sabbia dorati

coralli raccolti in frammenti rosati


non c'era frastuono...ma voci tranquille di nonne

dagli scialli consunti

raccontavano storie

tramandavano giochi

Nella spiaggia al mattino

col profumo di sale raccolto nelle conche rocciose

si aspettavano barche odorose

di pesce e sudore

Nella spiaggia di notte

tremavano fanciulle al chiaro di luna

con la pelle scottata dal sole..

e un amore nel cuore..

giovedì 20 gennaio 2011

Appello al comune di San Vero
e alla Provincia
"PER PUNTA TONNARA
AREA PANORAMICA ATTREZZATA "
necessari interventi di valorizzazione



di Andrea Atzori e Gilberto Linzas
“Punta Tonnara” è senza ombra di dubbio uno dei punti panoramici più belli e straordinari della marina Sanverese (molto amata pure da abitanti di Riola Sardo e Baratili San Pietro), frequentatissimo sia d’estate che in inverno da turisti e gitanti della domenica; punto di arrivo obbligatorio per chiunque faccia una capatina a Su Pallosu.
Quasi un trampolino verso il mare che si raggiunge percorrendo il breve rettilineo dopo l’Hotel Su Pallosu (la dov’è situata la colonia felina), immerso tra le dune sabbiose e la macchia mediterranea, con una splendida veduta sull’isolotto della Tonnara, le rocce delle “Piscine” e lo spiaggione sottostante.

Nelle giornate più limpide, alzando lo sguardo all’orizzonte, si possono scorgere Bosa e le alte scogliere che giungono fino ad Alghero ed al promontorio di Capo Caccia.

Questo luogo che colpisce per la sua bellezza selvaggia (uno straordinario biglietto da visita di Su Pallosu o, meglio, una cartolina) , tuttavia, avrebbe bisogno di maggiori attenzioni e cure da parte dell’Amministrazione Sanverese e della Provincia di Oristano, alle quali facciamo appello affinchè vengano realizzate alcune piccole opere ed eliminate alcune brutture che deturpano questo luogo magico.
Non si chiede niente di straordinario; con poche migliaia di euro si potrebbe sistemare e valorizzare l’intera area e farla diventare davvero uno splendido punto panoramico attrezzato.


Nello specifico, le operazioni che suggeriamo di effettuare sono le seguenti:
1) eliminare l'antiestetico e pericoloso guardrail (in alcune parti completamente arrugginito) posto all’arrivo di Punta Tonnara, sul lato destro della strada asfaltata laddove questa curva quasi a novanta gradi per terminare in p.zza “Giovannino Murena”, eliminando anche quei due grossi blocchi di cemento armato che (giustamente) impediscono l’accesso allo sterrato;
al loro posto potrebbe essere realizzata una staccionata con pali in legno oppure un robusto muretto a secco;

2)livellare il lato destro della strada, dalla curva di Punta Tonnara sino al termine della strada asfaltata, area sottoposta a pesante erosione, in maniera da ripianare la cunetta, ora quasi in disuso, completamente dissestata e piena di pericolose buche in maniera da avere una vera e propria decente e ampia piazzola panoramica;

3) realizzare una palizzata o un robusto muretto a secco anche sul lato destro della strada asfaltata, tra le ville ex Espis e Puddu, per impedire l’accesso agli autoveicoli nel promontorio sabbioso con veduta sul mare (la vegetazione tipica della macchia, in una vasta area circolare diventata parcheggio sulla duna a crollo è completamente scomparsa);




5) prolungare i punti luce esistenti (attualmente sono solo 6 e si fermano poco dopo l'Hotel) sulla strada principale di Su Pallosu per arrivare proprio sino alla piazzetta “Giovannino Murena”(area panoramica Punta Tonnara);


6) posizionare un cassonetto per i rifiuti del secco e almeno nella stagione estiva, i diversi cassonetti per le varie raccolte differenziate previste dalla legge;


7)sistemare il manto stradale della carreggiata almeno all'altezza della ex villa Espis dove si trova il pericoloso buco che vedete nella foto.

Si tratta di piccoli ma necessari aggiustamenti, che auspichiamo vengano realizzati al più presto in sinergia tra le due amministrazioni competenti: comunale e provinciale.

martedì 18 gennaio 2011

La Storia di Su Pallosu
TZIU AMEDEO: UN CONTADINO APPASSIONATO DEL MARE
nascono "is arrizzoneris"



di Gilberto Linzas
Amedeo Linzas
, può essere considerato a pieno titolo uno dei personaggi che hanno caratterizzato e animato la vita di Su Pallosu nel corso dell’ultimo mezzo secolo. La sua capanna di falasco – conosciuta come “sa barracca de Amedeo o de Tziu Amedeo” –, infatti, ha rappresentato un punto di riferimento per amici e buongustai dei ricci di mare fin dai primi anni ’70.


Nato nel 1935 in una famiglia di contadini Riolesi, la passione per il mare l’aveva nel sangue fin da giovane, quando ancora adolescente si recava a Su Pallosu (spiaggia tradizionalmente frequentata dai Riolesi) e in altre località marine del Sinis per pescare ricci, attinie e polpi.
Inizia a frequentare assiduamente Su Pallosu alla fine degli anni ‘60 per ragioni di lavoro e, incantato da questo luogo affascinante, ne farà la sua “patria” adottiva.
Uomo di fiducia del signor Zenobio Espis, che in quegli anni sta costruendo la propria villetta nel promontorio sabbioso in prossimità di Punta Tonnara (immediatamente dopo l’abitazione di Geppetto il corallaro e Gianni Atzori), realizza con le sue mani una piccola capanna di falasco, adiacente alla recinzione della villa sul lato est.

Questa ha una magnifica veduta fronte-mare che dall’alto consente di spaziare, nelle giornate più limpide, dalle falesie giù di Bosa a Santa Caterina, S’archittu, Torre del Pozzo, la lunga spiaggia di Is Arenas con la distesa verde della forestale alle sue spalle, Torre di Scal’e sale e Sa Rocca Tunda.


(l'ex villa Espis come appare oggi a Su Pallosu)
Qui trascorre lunghe estati con la famiglia (mia madre, io e mio fratello) dedicandosi alla sua passione per il mare e la pesca. Nel 1972, infatti, acquista un’imbarcazione di legno (con motore entrobordo) in comproprietà con il suo amico e datore di lavoro, e mette a frutto le conoscenze marinare acquisite durante il servizio militare svolto presso il porto di Cagliari.
La ricchezza e la pescosità del mare, allora, era tale da assicurare, a ogni uscita in barca, una pesca straordinaria. La mattina presto, all’alba, quando si salpavano le reti, non mancavano mai aragoste e pesci di ogni genere con i quali mia madre realizzava dei pranzi indimenticabili.
In quegli stessi anni, fornendo prova di maestria e abilità costruttiva (apprese l’arte lavorando al fianco di esperti artigiani), realizza una nuova capanna di falasco, più grande della precedente, situata nella spiaggia poche centinaia di metri più a sud, laddove erano già presenti numerose “barracche” tra cui quelle di Signor Solinas (uno dei suoi amici), Tziu Serra, Tziu Davìdi Atzori, Espis, Eraldo Aru e molti altri (il villaggio di capanne allora era in piena fase espansiva).

In seguito alla perdita della barca - si sfascerà nel tentativo di tirarla a terra durante una tremenda mareggiata invernale - si dedica con maggiore impegno alla pesca subacquea, e in particolare a quella dei ricci che, specie durante il periodo invernale, consente di arrotondare il bilancio famigliare. Nasce così uno dei primi “arrizzoneris” moderni.
La pesca dei ricci, in quei primi anni ’70, era praticata da alcuni pescatori e da molti dilettanti con sistemi ancora tradizionali: con l’utilizzo di una piccola barca, servendosi di un visore fatto artigianalmente (su sprigu) per osservare il fondale (profondo non più di due - tre metri) e una lunga canna con una forchetta ripiegata all’estremità per tirare su i ricci; oppure con lo scafandro di gomma, mediante l’utilizzo de “su sprigu e s’ancaredda” sui bassi fondali rocciosi a pochi metri dalla riva.
Nei fine-settimana invernali, specie nelle belle giornate, era particolarmente intenso il viavai di persone che facevano una passeggiata al mare per stare in compagnia, godere del sole e, soprattutto, per assaggiare i gustosissimi ricci di mare, meglio se accompagnati dal pane fatto in casa e dalla vernaccia (o dal vino nero) e allietati da un po’ di musica sarda: Su pallosu in quelle giornate era incredibilmente animata.


Per lunghi anni mio padre, tutte le domeniche mattina (ma spesso anche il sabato), se il mare non era particolarmente mosso, indossava muta, maschera e pinne e, con un coppo e il canottino, entrava in acqua. Vi rimaneva non meno di quattro - cinque ore raccogliendo e portando a terra una quantità incredibile di ricci che mia madre esponeva sotto la tettoia della capanna per la vendita (nella pesca, non mancava mai qualche polpo).
Il pomeriggio lo trascorreva sempre in allegria, tra una chiacchiera, un dolce e una “vernaccina”, con amici e parenti che, immancabilmente, arrivavano a Su Pallosu.
Anche nelle altre stagioni - dalla primavera all’autunno - si dedicava alla pesca sub (principalmente polpi e attinie) con grande passione.
“Tziu Amedeo” ha fatto “s’arrizzoneri” fino ai primi anni ‘90. La capanna - oramai quasi una palafitta per l’avanzare del mare (a causa dell’erosione) - fu disfatta nel 1993 a seguito di un’ennesima ordinanza del Comune di San Vero Milis.
Negli anni successivi, pur continuando a frequentare assiduamente Su Pallosu, ne sentiva la mancanza, e non poteva essere altrimenti: “Sa barracca” era stata il centro del suo piccolo-grande mondo; la sua demolizione rappresentò la conclusione di un bellissimo lungo sogno.
Per quanto riguarda la pesca dei ricci, purtroppo si deve rilevare che, nell’ultimo ventennio, l’uso di sistemi non propriamente corretti (in particolare l’uso delle bombole da parte di pescatori provenienti anche da altre province) e il prelievo incontrollato, hanno impoverito i fondali di Su Pallosu e delle coste dell’Oristanese in genere, mettendo a serio rischio l’equilibrio dell’ecosistema marino.

giovedì 13 gennaio 2011

Novità
Escursioni costiere a piedi
TREKKING SU PALLOSU
con visita guidata gratuita


Si chiama TREKKING SU PALLOSU http://trekkingsupallosu.blogspot.com/ Offre Trekking costieri-passegiate di sensibilizzazione e denuncia sullo stato di conservazione di antichi monumenti costieri- con visita guidata gratuita alle Torri Spagnole (del 600) della marina di San Vero Milis.La Partenza di tutti gli itinerari a piedi, vedi dettagli al sito http://trekkingsupallosu.blogspot.com/ , (al momento sono tre) è fissata presso la Colonia Felina di Su Pallosu, unica al mondo dove i gatti vanno in spiaggia. Durante ogni visita guidata a piedi (per gruppi formati da minimo 3 persone, massimo 15) saranno fornite ai partecipanti le informazioni utili alla conoscenza storica e naturale del territorio. Indispensabile la prenotazione anticipata. Per prenotazioni contattare: Andrea Atzori aatzor@yahoo.com

martedì 11 gennaio 2011

La storia di Su Pallosu
ANNI '40 :
LA PESCA, CHE BOMBA !
il bar di Tziu Beppi Pisanu
e Tzia Giuseppina Casu


di Gilberto Linzas

Si può dire che Tziu Peppi Pisanu (all’anagrafe Pisanu Giuseppe Antonio), pescatore originario dell’Iglesiente (nella straordinaria foto qui in alto giovane senza gli spessi occhiali che molti di noi ricordano), abbia trascorso gran parte della sua vita a Su Pallosu.
Nato a Gonnesa nel 1906 giunge a Su Pallosu con un suo compaesano di Nebida (tale Pietro Atzei, anch’egli pescatore) intorno alla metà degli anni ’30, attratto certamente dalle opportunità offerte dalla pescosità del mare nonché dal fascino e dalla bellezza incantata di questo lembo di terra posto all’estremità nord del Sinis.


All’epoca l’attività della pesca era senza dubbio particolarmente importante e sviluppata a Su Pallosu. Infatti, oltre alla tonnara con le sue piccole abitazioni e strutture a terra, le caratteristiche imbarcazioni e gli impianti di cattura a mare (la tonnara ha operato fino al 1940), erano presenti numerosi pescatori con le loro imbarcazioni dediti all’attività di pesca, provenienti da diverse località dell’isola.
Tziu Peppi, pescatore particolarmente esperto e abile, almeno fino ai primi anni del dopoguerra, cosi come molti altri pescatori locali, non disdegnava la pratica di metodi di pesca poco ortodossi qual’era quello praticato con l’utilizzo delle bombe. Una volta individuate delle zone particolarmente ricche di pesce, il sistema consisteva nel lanciare in mare gli ordigni che, deflagrando, facevano emergere in superficie, nell’acqua ancora ribollente, una quantità incredibile di pesci morti o storditi.
Le grandi quantità di esplosivo utilizzato dai pescatori provenivano in buona parte dalle miniere del Sulcis e dell’Iglesiente, anche se, dai primi anni ‘40, il materiale esplosivo era ricavato anche dalle mine disposte lungo le spiagge della costa occidentale della Sardegna dai soldati tedeschi, per evitare il temuto sbarco degli alleati Inglesi e Americani (poi verificatosi sulle coste della Sicilia meridionale).
La ricerca delle mine sepolte nelle spiagge e nelle zone dunali retrostanti, in quel periodo, era un’attività cui si dedicavano in molti lungo le coste dell’Oristanese (si diceva “andaus a criccai e spollettai minas”) nonché causa di drammatici “incidenti”. Di Riola si ricordano ancora Giuseppe Loddo e Luigi Orrù - quest’ultimo grande amico di Tziu Peppi Pisanu e mio nonno materno - morti a Sa Mesa Longa, poco più che trentenni, mentre tentavano di disinnescare una mina: il primo letteralmente saltato in aria e il secondo, che si trovava un po’ più distante, colpito mortalmente da una scheggia in fronte.

Tziu Pisanu, dopo pochi anni d’intensa attività, era già divenuto proprietario-armatore di un’imbarcazione di medie dimensioni, e aveva alle sue dipendenze alcuni marinai. Negli stessi anni, si innamora di una bella ragazza dagli occhi azzurri come il mare – Giuseppina Casu, nativa di Solarussa (1911) (nella foto) e già madre di una bambina - che sposa e porta a vivere con sé a Su Pallosu.


Nel 1943, perciò, acquista dal Comune di San Vero Milis un lotto di terreno di 200 metri quadrati, al centro del quale costruisce la sua abitazione costituita da un piccolo soggiorno con caminetto e due stanzette laterali. Il terreno circostante, che recinta con siepi di fichidindia e su cui pianta alcuni alberi di fico, verrà utilizzato per la produzione di ortaggi e leguminose necessari al consumo famigliare.
Su Pallosu negli anni successivi - specialmente dagli anni ’50 - con il miglioramento generale delle condizioni di vita, diviene sempre più meta di frequentazione a fini turistici da parte di numerose famiglie provenienti da vari centri abitati della provincia che, durante l’estate, giungono al mare con diversi mezzi, ma soprattutto ancora “a carretta e cuaddu” (il carro trainato dal cavallo). Con la loro presenza comincia a svilupparsi il villaggio di “barraccas” e si vedono i primi turisti continentali e stranieri.
Tziu Peppi, pertanto, nel 1954 acquista altri 1800 metri quadrati di terreno sempre dal Comune, dove fa realizzare un nuovo fabbricato fronte-strada nel quale apre un bar. Qui, come risulta da alcune testimonianze, sembra che fosse svolta, occasionalmente, anche una piccola attività di ristorazione, con Tzia Giuseppina che cucinava e serviva agli avventori il pesce freschissimo pescato dal marito.
Tziu Pisanu, ormai decano dei pescatori di Su Pallosu, continuerà a svolgere l’attività di pesca e a gestire il bar, con l’aiuto importantissimo della moglie, fino alla seconda metà degli anni ’60-primi anni ‘70 quando, acciaccato dai lunghi periodi trascorsi in mare, deciderà di ritirarsi in pensione e di vendere l’imbarcazione; anche il locale, che oramai subisce la concorrenza del più moderno bar del nuovo Hotel (che a sua volta ha sostituito la vecchia trattoria di Tziu Maureddu), chiuderà dopo breve tempo.
Durante gli anni della pensione Tziu Peppi, nonostante i disagi che la vita al mare comportava per l’anziano pescatore e sua moglie, specie nei lunghi inverni freddi (l’acqua potabile, tra l’altro, è arrivata a Su Pallosu, soltanto sul finire degli anni ’80), non ha mai voluto trasferirsi in paese, legato visceralmente a quel piccolo borgo sospeso nel tempo, tra cielo e mare.
Tutte le mattine, se il tempo era bello, faceva una lunga passeggiata camminando a piccoli passi, invariabilmente sullo stesso percorso; saliva a Punta Tonnara, dava uno sguardo al mare e all’isolotto, poi proseguiva sul tracciato panoramico che attraversa il piccolo promontorio di “mesu turris” fino ad affacciarsi sulla lunga distesa sabbiosa di Sa Mesa Longa, per poi prendere la discesa di alcune centinaia di metri che lo riportava a casa.

Portava su di se i segni inequivocabili del “vecchio lupo di mare”; aveva la pelle scura e rugosa dovuta alla salsedine e al sole preso in tanti anni di attività in mare; negli avambracci, era ancora visibile l’inchiostro azzurrino dei vecchi tatuaggi giovanili. Tutte le sere, scrutando il mare e il cielo e annusando l’umidità nell’aria, riusciva a prevedere con matematica certezza il tempo del giorno successivo.
Negli ultimi anni di vita i problemi alla vista lo costringono a degli interventi per rimuovere le cataratte. Muore nel 1988, lasciando di se il ricordo di un uomo veramente saggio e buono, che aveva scelto di trascorrere la sua esistenza a Su Pallosu, perché soltanto qui trovava le sue ragioni di vita.

lunedì 3 gennaio 2011

Foto del 3 gennaio 2010
LE PISCINE E L'ISOLOTTO
galleria fotografica






Scatti del 3 gennaio 2010 (mattina).L'Area di Punta Tonnara di Su Pallosu è conosciuta anche come "Le Piscine" per la presenza di alcune piccole, ma numerose vasche naturali.Questi ambienti variano dai fondali più bassi di mezzo metro sino nelle punte più alte ai due metri di profondità.Intorno alle piscine, area a nord ovest, come vedete nelle foto, le rocce formano delle sorta di piccole isolette. L'erosione del mare, vento e pioggia ha dato una conformazione tutta particolare al sito.A nord si trova l'isolotto della Tonnara, base logistica per l'attività della pesca del tonno dal 1922 al 1940.