Partiranno lunedì prossimo 4 ottobre le nuove ricerche archeologiche nei fondali di Su Pallosu. Ne da notizia, dopo averlo anticipato nelle settimane scorse, ripreso anche dal nostro blog, il sito web del Consorzio Uno dell'Università di Oristano. Ripubblichiamo qui integralmente questa nota.
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Gli studenti del Curriculum di Archeologia subacquea saranno impegnati, fra il 4 e il 15 ottobre 2010, in una ricognizione subacquea in località cala Su Pallosu (San Vero Milis) tesa a verificare le linee di costa sommerse in rapporto all’ approdo o agli approdi del Korakodes portus.Le indagini saranno coordinate, sotto la Direzione scientifica della Soprintendenza per i beni archeologici di Cagliari e Oristano e dei Proff. Raimondo Zucca e Pier Giorgio Spanu, dalla Dott.ssa Emanuela Solinas, dal Dott. Ivan Lucherini e dalle Dott.sse Adriana Scarpa e Luciana Tocco, manager didattico e tutor del Corso.
Note storiche:
Note storiche:
Il KORAKODES PORTVS aperto con la visuale verso la costa cornuense, potrebbe essere stato il vero porto di Cornus in età punica ed avere accolto lo sbarco della flotta cartaginese nel 215 a.C., che andò a costituire la coalizione sardo-punica scontratasi con esito infausto con le legioni di Tito Manlio Torquato. È plausibile che Cornus perdesse, a causa del suo ruolo egemone nella rivolta antiromana, i territori meridionali del suo ager con il porto di Su Pallosu, benché sia stato osservato da Alfonso Stiglitz la plausibilità di una pertinenza ab origine del Korakodes portus al territorio tharrense, essendo Cornus radicata nel Montiferru.La documentazione di un vasto insediamento del Bronzo Recente e Finale e della Prima età del Ferro nell' entroterra della Cala Su Pallosu, suggerisce la possibilità che il porto potesse essere interessato dagli scambi mediterranei sin dalla seconda metà del II millennio a.C.. Acquista in tale prospettiva significato la segnalazione di un relitto con un carico di ox-hide ingots a Formentera, la minore delle isole baleariche e, soprattutto, i lingotti analoghi rinvenuti nel mare della Languedoc, che può dipendere da una rotta dalla Sardegna occidentale al Midi, sul modello del tragetto fra il Capo Saline e Aigues Mortes, illustrato nel Compasso de Navegare.Le prospezioni subacquee hanno accertato in corrispondenza della detta cala testimonianze archeologiche estese tra l' Arcaismo e l'età moderna, benché non possa finora accertarsi con sicurezza l' esistenza di moli costruiti, cui si potrebbero riferire numerosi blocchi squadrati sommersi e forse, a giudizio di Alfonso Stiglitz, la struttura di Is Aieddus.
Nel corso della prima parte della prima ricognizione archeologica del 2005, condotta nell'area circostante l'isolotto di Sa Tonnara, sono stati individuati 13 distinti giacimenti, anche se per la quasi totalità di essi, considerata l'eterogeneità dei materiali o l'esiguità numerica degli stessi, non è opportuno pensare all'esistenza di relitti, quanto piuttosto ad aree di frammenti fittili, concentratisi soprattutto all'interno di trappole morfologiche in un basso fondale roccioso, ricco di anfratti e secche.I due unici giacimenti presumibilmente riferibili a due distinti relitti sono i nrr. 1 e 10.Il nr. 1 è dislocato all' imboccatura del canale tra la punta e l' isola di Sa Tonnara, immediatamente a ovest dell' isolotto. Dal giacimento si sono prelevati frammenti appartenenti esclusivamente ad anfore olearie della Baetica Dressel 20, che confermano le indicazioni orali di subacquei locali relative al rinvenimento nell' area di anfore di questa tipologia, andate disperse. La distribuzione delle anfore Dressel 20 in Sardinia appare notevole, con attestazioni concentrate tra I e II sec. d.C. e residue documentazioni nel corso del III e del IV sec. d.C..Il giacimento nr. 10 è ubicato in prossimità della costa sud orientale dell' isoletta di Sa Tonnara. Dall' area sono stati prelevati otto frammenti di anfore Greco-Italiche tipo LW c o d e due frammenti di Dressel 1. È presumibile che i materiali provengano dallo stesso relitto da cui furono tratti i materiali omogenei confluiti nella collezione dell' Antiquarium Arborense di Oristano.Con grande verosimiglianza al medesimo relitto appartengono i materiali ellenistici del giacimento CSP 05 190, tra cui due anfore Greco-Italiche, quattro Dressel 1 e un' anfora Rodia-4. Nello stesso giacimento sono comunque confluiti materiali disparati tra cui i frammenti di anfore Dressel 6, Dressel 23 b/c, di uno spatheion, di una Late Roman 1, oltre a un frammento di Africana da cucina.Tre giacimenti sono localizzati nel canale che separa l'isolotto di Sa Tonnara con la terraferma: si tratta dei nuclei contrassegnati, nell'ordine da est verso ovest, con i numeri 8, 7 e 9: nel primo (nr. 8) sono presenti due frammenti di Dressel 1 A e due frammneti di Dressel 20; nel nr. 7 si sono recuperati invece anfore Dressel 1, Dressel 6 (= Lamboglia 2), Dressel 7-11, Almagro 51 AB e altri tre frammenti di Dressel 20, tipo anforico individuato anche nel nr. 9, insieme a Dressel 1 e ad un frammento di anfora di produzione orientale, presumibilmente assegnabile alla Late Roman 1. Possiamo ragionevolmente proporre che i frammenti di Dressel 20 presenti nei tre giacimenti possano attribuirsi al medesimo relitto a cui si riferisce il giacimento nr. 1, e siano stati trasportati dalle correnti che, soprattutto in occasione delle frequenti mareggiate di maestrale, hanno una direzione ovest-est. Lo stesso può dirsi per i frammenti di anfore Dressel 20 individuate nei giacimenti 12 e 13, in quest'ultimo caso in associazione con frammenti di Greco-Italiche LW d, Dressel 6 (= Lamboglia 2), Almagro 51 C, Dressel 23 b/c e forse Dressel 1: tali giacimenti si trovano già nella Cala di Su Pallosu, perfettamente in asse con i nrr. 8, 7 e 9, ad est di questi. Tra l'altro nel frammento di Dressel 20 recuperato nel giacimento 13 si riconosce la variante E del tipo anforico, che permette di circoscrivere la datazione del probabile relitto entro tra i primi decenni e la metà del II secolo d.C. Si nota che nello stesso giacimento 13 devono essere confluiti frammenti fittili dell'altro relitto, pertinente ad un'imbarcazione che trasportava anfore Greco-Italiche in associazione con altre tipologie (nr. 10).Il giacimento che ha restituito il più elevato numero di materiali, pertinenti a tipologie diverse, è invece quello contrassegnato con il numero 11: anche in quest'area si ritrovano frammenti di Greco-Italiche, insieme a Dressel 1 A, Dressel 7/11, Dressel 12, Dressel 14, Beltran 24 e Gouloise 4 o 5, oltre a ceramica fine da mensa tra cui un frammento di coppa o patera a vernice nera (ora perduta) in Campana A e frammento di altra coppa verosimilmente in Campana A.
Nella seconda parte della ricerca subacquea, condotta nei giorni 28 e 29 settembre 2005, si è proceduto alla delimitazione di un' area di 4000 metri quadrati, suddivisa in campi regolari, con picchetti.Il giorno 28 si è proceduto all' esame dei campi 1- 4 meridionali, mentre il giorno successivo sono stati esaminati i campi 1-4 settentrionali.I campi si riferiscono, verosimilmente, a una area di approdo antica, in relazione ad una linea di riva sommersa dall' ingressione marina degli ultimi due millenni. I materiali diagnostici recuperati in ciascun campo illustrano per ora una attività navale nell' area estesa tra l' età ellenistica ( anfora Ramón 7. 4. 2. 1 del II sec. a.C.) e l' epoca moderna.
dal sito
http://www.consorziouno.it/consorziouno/opencms/Notizie/Archivio/2010/ASScaviOttobre2010.html
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